Questa notte è stato votato in commissione alla Camera un emendamento al Decreto Aiuti (decreto-legge n. 50/2022) che permetterà alle banche di cedere i propri ‘crediti fiscali 110’ che detengono, ai loro stessi clienti dotati di partita Iva, e questo vale ‘retroattivamente’, cioè anche per quelli maturati antecedentemente al decreto attualmente in conversione. Non c’è però un meccanismo per cui la responsabilità per eventuali irregolarità correlate al crediti non cadano sull’acquirente, e quindi su questo continueremo a dare battaglia.
Con l’emendamento cambia l’art. 121, comma 1, lettere a) e b) del Decreto Rilancio (DL n. 34/2020) che ora prevede che le banche possono cedere il credito non “a favore dei clienti professionali privati di cui all’articolo 6, comma 2-quinquies, del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58” bensì “a favore di soggetti diversi dai consumatori o utenti, come definiti dall’articolo 3, comma 1, lettera a), del codice del consumo, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206”.
Questa novità si applicherà anche ai crediti maturati prima della data di entrata in vigore della legge di conversione del Decreto Aiuti.
“Sullo sblocco dei crediti ancora non ci siamo”, dichiara la CNA che “guarda con favore l’ampliamento della platea dei cessionari dei crediti d’imposta legati ai bonus edilizi e l’allentamento delle restrizioni alla vendita ma osserva che la misura, prevista nella riformulazione dell’emendamento del Governo al decreto Aiuti, non garantisce la ripresa degli acquisti da parte degli intermediari finanziari consentendo così alle decine di migliaia di imprese di svuotare i cassetti fiscali pieni di crediti ma con la cassa di liquidità vuota.
La Confederazione riconosce l’attenzione del Governo e del Parlamento sull’allarme lanciato in merito al rischio collasso per oltre 30mila micro e piccole imprese che hanno l’assoluta necessità di recuperare la liquidità anticipata praticando lo sconto in fattura, ma occorrono soluzioni tempestive ed efficaci.
CNA inoltre rileva che il dibattito sul riordino dei bonus per la riqualificazione edilizia va nella direzione auspicata dalla Confederazione per definire un quadro normativo certo e stabile, ma sottolinea che in questa fase la priorità è scongiurare il fallimento di migliaia di imprese di una filiera fondamentale per la crescita del Paese”.