La Ministra per il Sud e la Coesione territoriale Carfagna sollecita la spesa dei Fondi europei 2014-2020: entro il 2023 dovranno essere spesi 28,7 miliardi

La Ministra per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna, in audizione in commissione Politiche dell’Unione europea, al Senato, intervenendo a proposito della capacità di spesa e del raggiungimento degli obiettivi connessi ai fondi strutturali e d’investimento europei, la ministra ha sottolineato che serve una prova di impegno politico, amministrativo e gestionale significativamente superiore al passato per non sprecare la più grande occasione di rilancio del paese dal secondo dopoguerra.

Ha spiegato Carfagna che a fronte di risorse complessive pari a oltre 50,5 miliardi di euro, al 28 febbraio 2021 gli impegni ammessi dei diversi POR e PON rappresentavano il 77,4% del totale (pari a 39,1 miliardi), mentre la percentuale dei pagamenti era del 47,2% (23,8 miliardi). Di questi ultimi, le risorse certificate a Bruxelles ammontano a 21,8 miliardi, corrispondenti al 43% del totale. Ci sono ancora 28,7 miliardi da spendere e certificare entro la scadenza di fine 2023 fissata dalla regola n+3.

Se invece si guarda all’intero complesso dei fondi strutturali e di investimento europei (FESR, FSE, FEASR e FEAMP), l’ultimo rapporto della Ragioneria generale dello Stato registra, su un totale di 73,41 miliardi di euro, tra fondi UE e cofinanziamento nazionale, un avanzamento del 71,65% in termini di impegni e del 49,99% in termini di pagamenti.

Per quanto riguarda i POR FESR e FSE, il rapporto segnala differenze significative a livello territoriale con:

  • un avanzamento del 73,95% in termini di impegni e del 43,92% in termini di pagamenti per i POR delle regioni meno sviluppate (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia), su risorse per 17,60 miliardi di euro;
  • un avanzamento dell’81,24% in termini di impegni e del 51,60% in termini di pagamenti per le regioni più sviluppate (Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Provincia Autonoma di Bolzano, Provincia Autonoma di Trento, Toscana, Umbria, Veneto, Valle d’Aosta), su risorse programmate per 13,19 miliardi di euro;
  • un avanzamento del 67,72% in termini di impegni e del 39,24% in termini di pagamenti per i POR delle Regioni in transizione (Abruzzo, Molise e Sardegna), che dispongono in totale di 1,92 miliardi di euro.

Quanto ai 12 PON, al 28 febbraio 2021, su un totale di 17,82 miliardi di euro, risulta un avanzamento del 79,08% in termini di impegni e del 47,92% in termini di pagamenti, con un andamento molto disomogeneo tra i vari Programmi, mentre per i Programmi operativi di Cooperazione Territoriale (CTE) con Autorità di Gestione italiana, su risorse programmate pari complessivamente a 0,99 miliardi di euro, il rapporto registra un avanzamento del 75,61% in termini di impegni e del 30,47% in termini di pagamenti.

Passando al capitolo FEASR, quindi i 21 Programmi di sviluppo rurale (PSR) regionali e i due PSR nazionali a gestione Mipaaf, dal momento che il trasferimento dei dati di attuazione al Sistema Nazionale di Monitoraggio non è stato ancora completato, le informazioni relative ai pagamenti sono state estratte dal sito “Rete Rurale Nazionale” e i valori di impegni e pagamenti sono stati equiparati. Su un totale di risorse programmate a valere sul FEASR pari complessivamente a 20,91 miliardi di euro, risulta un avanzamento del 58,31% sia in termini di impegni e sia in termini di pagamenti. Ammontano invece complessivamente a 0,98 miliardi di euro le risorse del Programma operativo del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (PO FEAMP), con un avanzamento del 54,56% in termini di impegni e del 38,22% in termini di pagamenti.

Genera invece qualche preoccupazione l’effettiva rendicontazione delle future quote di risorse, che richiede un impegno decisivo da parte di tutte le amministrazioni coinvolte. In generale, ha sottolineato la ministra, tanto più l’investimento diventa una corsa alla rendicontazione tanto più si mettono in discussione la qualità della spesa e degli investimenti. In questa tendenza rientrano anche i Programmi complementari (POC), cui vengono destinate le risorse nazionali inizialmente volte a cofinanziare i Programmi europei e che finiscono parcheggiate con un’attuazione assolutamente deludente.

Una situazione di cui difficilmente possiamo ritenerci soddisfatti, come Paese, ha continuato Carfagna, preannunciando l’intenzione di “rafforzare il ruolo dell’Agenzia per la coesione, rendendola sempre di più uno strumento robusto, in grado di fornire assistenza concreta e costante e, quando necessario, di supplenza alle amministrazioni locali nell’attuazione delle Politiche di Coesione. Stiamo lavorando per restituire all’Agenzia per la coesione il ruolo che le fu proprio quando venne ideata, cioè di ‘braccio operativo’ del ministro e del Dipartimento per la coesione”.

Parallelamente, occorre irrobustire le capacità delle pubbliche amministrazioni nelle fasi di progettazione e realizzazione degli interventi, soprattutto al Sud, in linea con il primo intervento avviato con la procedura di assunzione dei 2.800 nuovi tecnici prevista dall’ultima legge di Bilancio e attualmente in corso.

Quanto al documento di programmazione di REACT-EU trasmesso a Bruxelles il 9 aprile, nei giorni scorsi la Commissione ha valutato positivamente l’impostazione del Piano da 13,5 miliardi, che quindi non dovrebbe incontrare particolari rilievi da parte di Bruxelles.

L’Accordo di partenariato per la programmazione dei circa 83 miliardi di Fondi Europei 2021-2027, invece, dovrebbe essere notificato alla Commissione una volta pubblicati i relativi regolamenti europei. Nel frattempo, il Ministero sta negoziando informalmente i contenuti dell’Accordo, per facilitarne l’iter di approvazione e “favorire una più rapida attuazione dei Programmi regionali e nazionali”.