Ad annunciare il fallimento è stato il presidente del Consiglio europeo Charles Michel premettendo che tra i leader c’è stato un lungo dibattito su una questione molto importante per i cittadini e le imprese, ma si è dovuto constatare che le divergenze sul tavolo hanno reso impossibile adottare conclusioni sull’energia. Si tornerà sull’argomento in un prossimo Consiglio.
Il dossier, come previsto già alla vigilia del summit, si è rivelato estremamente divisivo. I Paesi dell’Est, Polonia in testa, accusano il sistema ETS – quello alla base del mercato delle emissioni – di essere non solo soggetto a speculazioni eccessive, ma anche di creare difficoltà improprie al sistema economico, specie nella prospettiva degli interventi che dovranno essere fatti per la lotta ai cambiamenti climatici.
In realtà quello dell’energia, dove gli interessi economici sono enormi, è un tema dove ciascuno non vuole rinunciare alle sue priorità. Anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz, al suo debutto a un vertice europeo, pur essendosi presentato in conferenza stampa al fianco del presidente francese Emmanuel Macron, ha ammesso che tra i due Paesi ci sono posizioni divergenti.
«Le prospettive rispetto al percorso» delle politiche energetiche «che entrambi i nostri Paesi intendono intraprendere sono leggermente diverse», ha detto. Scholz. «Già da tempo la Germania ha preso la decisione che l’energia nucleare non prenderà parte alla transizione energetica». Mentre Parigi non intende rinunciarvi.
Francia e Spagna chiedono poi una revisione del mercato energetico per sganciare i prezzi dell’energia da quelli del gas, una tesi che i Paesi del nord Europa respingono. E l’Italia punta ad ottenere che il gas venga considerata una fonte utilizzabile durante la transizione verde.