La Commissione europea ha accolto il documento presentato dall’Italia che definisce le zone ammissibili agli aiuti di Stato a finalità regionale 2022-2027, nel quadro delle nuove linee guida in materia approvate lo scorso 19 aprile.
Via libera della Commissione europea alla carta dell’Italia per la concessione degli aiuti a finalità regionale dal primo gennaio 2022 al 31 dicembre 2027 nel quadro degli orientamenti riveduti in materia di aiuti di Stato a finalità regionale.
Considerando le notevoli disparità territoriali in Europa in termini di benessere economico, reddito e disoccupazione, il regime di aiuti di Stato a finalità regionale nasce con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo delle zone svantaggiate, garantendo nel contempo parità di condizioni tra i 27 Stati membri.
Negli orientamenti riveduti approvati da Bruxelles, che entreranno in vigore dal 1° gennaio 2022, non solo sono state definite le condizioni alle quali gli aiuti a finalità regionale possono essere considerati compatibili con il mercato interno, ma anche i criteri per individuare le zone che soddisfano le condizioni di cui all’articolo 107, paragrafo 3, lettere a) e c), TFUE, rispettivamente note come “zone a” e “zone c”.
Queste linee guida, inoltre, offrono ai Paesi dell’Unione maggiori possibilità di dare sostegno alle Regioni che affrontano delle sfide strutturali, come ad esempio lo spopolamento, affinché possano contribuire pienamente alla transizione verde e digitale.
In virtù degli obiettivi di coesione che sono al centro delle politiche comunitarie, in questo contesto si inserisce la carta dell’Italia per la concessione degli aiuti a finalità regionale.
La carta degli aiuti di Stato a finalità regionale dell’Italia stabilisce quali siano le Regioni ammissibili alle agevolazioni e l’intensità massima di aiuto, ossia l’importo limite dell’aiuto che può essere concesso per ciascun beneficiario, espresso sotto forma di percentuale dei costi di investimento.
In base alle nuove linee guida sugli aiuti di Stato a finalità regionale, il regime riguarda un gruppo ben definito di Regioni che ospitano il 41,99% della popolazione italiana, nel dettaglio:
- Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegnarientrano tra le regioni più svantaggiate dell’UE, con un PIL pro capite inferiore al 75% della media UE. Queste Regioni, riconosciute come “zone a”, sono ammissibili agli aiuti di Stato con un’intensità massima per le grandi imprese comprese tra il 30% e il 40%, in funzione del PIL pro capite della zona di appartenenza;
- l’Italia ha la possibilità di designare le cosiddette “zone c non predefinite” per un massimo del 9,99% della popolazione nazionale. Questo procedimento può avvenire anche in un secondo momento, attraverso una o più modifiche alla carta degli aiuti a finalità regionale approvata da Bruxelles.
In tutte le zone menzionate le intensità massime di aiuto possono essere maggiorate di 10 punti percentuali per gli investimenti delle imprese di medie dimensioni e di 20 punti percentuali per gli investimenti – in particolare quelli iniziali con costi ammissibili fino a 50 milioni di euro – delle piccole imprese.
Una volta definito il piano territoriale per una transizione giusta nell’ambito del regolamento sul Just Transition Fund, l’Italia avrà la possibilità di notificare a Bruxelles una modifica della carta degli aiuti a finalità regionale, per stabilire un potenziale aumento dei valori di aiuto massimi nelle future aree di transizione giusta, come specificato negli orientamenti riveduti per le “zone a”.