Ad oggi sono 16 i Piani nazionali di ripresa e resilienza che hanno ottenuto il via libera definitivo, 12 in occasione dell’Ecofin del 13 luglio (Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Lussemburgo, Portogallo, Slovacchia e Spagna) e 4 nella riunione del 26 luglio (Croazia, Cipro, Lituania e Slovenia).
Di questi, i primi a concludere con l’Esecutivo UE le convenzioni di sovvenzione e gli accordi di prestito otterranno a breve la quota di prefinanziamento, pari al 13% dei fondi assegnati ai rispettivi Recovery Plan. Nel caso dell’Italia si tratta di circa 25 miliardi di euro, a fronte dei 191,5 miliardi previsti a titolo del Recovery and Resilience Facility.
I primi pagamenti dei pre-finanziamenti sono previsti ad inizio agosto.
Il regolamento prevede che dopo l’accordo sul finanziamento e sul prestito la Commissione ha 60 giorni per l’esborso, ma abbiamo fatto di tutto per accelerare la procedura e fare in modo che i soldi siano trasferiti entro alcuni giorni e non due mesi.
I successivi pagamenti a valere sul Dispositivo di ripresa e resilienza verranno invece sbloccati a fronte del raggiungimento degli obiettivi quantitativi e qualitativi previsti per ciascun progetto di investimento e di riforma.
Il PNRR dell’Italia, attraverso i 191,5 miliardi assegnati all’Italia a titolo del Recovery and resilience facility – di cui 68,9 milioni in forma di sovvenzioni e 122,6 miliardi in prestiti – e i circa 30,6 miliardi del Fondo complementare, dovrà perseguire i tre obiettivi chiave di Next Generation EU: il superamento della crisi generata dal Covid, lo sviluppo di un’economia più dinamica, competitiva, avanzata a livello tecnologico e inclusiva, la transizione verde e digitale.
Oltre ai target collegati alla “transizione green e digitale”, il Recovery italiano punterà a tre obiettivi trasversali a tutte le sei missioni del Piano: riduzione dei divari territoriali tra Nord e Sud del Paese, parità di genere e inclusione dei giovani – e accompagnerà gli investimenti con “ambiziose riforme strutturali”, tra cui quelle della PA, della giustizia e degli appalti pubblici.